Eleonora d'Arborea appartiene all'epoca in cui la Sardegna era divisa in giudicati (fra il IX ed il XV secolo).
Figlia di Mariano IV di Arborea e di Timbora de Rocabertí, governò sulla Sardegna centro occidentale alla fine del 1300, dalla splendida cittadina di Arborea, vicino ad Oristano.

Si narra che poco prima che nascesse, un'aquila si annidò sul tetto del castello. Suo padre, temendo l'aggressività del rapace, cercò in tutti i modi di scacciarlo, ma invano.
Solo dopo la nascita di Eleonora l'uccello spiccò il volo, e dopo aver volteggiato a lungo sul castello, volò via.

Fra le tante leggende che si raccontano su di lei, ce n'è una che mi piace molto:
alcuni feudatari si coalizzarono per rovesciare il giudicato di Arborea e prendere il potere e spartilo ognuno per il proprio piccolo feudo. Essi si riunirono coi loro eserciti in una roccaforte in cima ad una collina che domina la città di Bosa, il castello Malaspina. Erano bene armati e pronti a dare battaglia.

Poiché sconfiggere i rivoltosi assediando quel castello avrebbe richiesto molto tempo e molte energie, Eleonora escogitò uno stratagemma.
Arrivò presso Bosa nel cuore della notte col suo esercito che fece nascondere non lontano dalla fortezza. Poi si travestì da mendicante e, la mattina successiva, si fece ricevere a castello fingendo di avere importanti informazioni.

Spiegò che aveva saputo che la giudicessa aveva mandato dei suoi emissari per corrompere gli abitanti di quelle terre con ingenti somme di denaro, perché si ribellassero ai feudatari.
Fu tanto convincente che i rivoltosi organizzarono la caccia alle spie utilizzando gran parte delle risorse militari per battere il territorio, e la lasciarono nel castello, custodito da poche guardie armate.

Approfittando della distrazione delle guardie, Eleonora salì in cima alla torre, fece un segnale convenuto al suo esercito, il quale piombò rapidamente nel castello conquistandolo quasi senza combattere. Forte della posizione conquistata potè a sua volta organizzare la caccia ai rivoltosi che catturò imprigionandoli tutti.

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